L’horaculum e i forni fusori da campana
Nella parte centrale dell’Area Archeologica è possibile individuare alcuni resti della chiesa menzionata come horaculum in alcuni documenti, risalente alla seconda metà dell’VIII secolo. Questo edificio in origine aveva dimensioni ragguardevoli e doveva raggiungere i 23 metri di lunghezza, 11 metri di larghezza ed era dotato, sul lato Est, di un’abside semicircolare di circa 4,5 metri di diametro. Le superstiti murature, conservatesi in una piccola porzione di elevato, sono realizzate in conci di pietra arenaria di piccola pezzatura, sbozzati, squadrati e allineati con letti e giunti di malta di calce. Ad ovest, i resti di una seconda abside, risalente al IX secolo e dotata di una sepoltura privilegiata, fanno ipotizzare che l’edificio fosse dotato di una doppia abside contrapposta
Intorno alla metà del X secolo la chiesa viene dotata anche di un fonte battesimale individuato durante gli scavi nell’angolo Sud-Ovest della navata. Di questa struttura è visibile solo metà dell’interno della vasca cilindrica rivestita in malta idraulica rosata e la sua muratura esterna, di forma ottagonale realizzata in pietra e mattoni.
Durante i lavori di ampliamento del XIII secolo, al centro della navata, venne realizzato un nuovo fonte battesimale di cui si sono conservate solo parte delle fondamenta in pietra e mattoni disposti di taglio a creare una struttura gradinata forse rivestita in marmo. Il fonte battesimale era dotato di un sistema di alimentazione e deflusso delle acque realizzato con tubi di ceramica.
Lo scavo ha restituito anche ben otto cavità circolari identificabili come fornaci da campana e databili tra la metà del X secolo e la metà del XIII secolo. Rinvenute sotto il piano di calpestio della chiesa, queste fornaci furono realizzate in loco durante due fasi diverse dei cantieri di ristrutturazione dell’edificio. In particolare, sono ben visibili le tracce delle fornaci e dei canali di fusione, gli stampi delle campane, fuse secondo la tecnica della cera persa del XII secolo, e quindi compatibili con i lavori del 1189-1200.

Excavation revealed the structure of a rectangular Lombard oratory in a single hall, measuring 23 x 11 metres, with a semicircular apse extended eastwards, with an internal diameter of around 4.5 m. Initially run by the the parish priest of St. Hippolytus, such a structure, of considerable size when compared to the function and the period in which it was built, should be included within the progressive and slow shift of the settlement from the plains, along the Arno and Usciana rivers, to the increasingly more organised hill of Santa Maria a Monte. It was precisely between 941 and 983 that the movement of the baptismal privileges took place, then of the parish church, from St. Hippolytus to Santa Maria a Monte. The moment when the title of ecclesia baptismalis was transferred to the church of Santa Maria was sealed by the construction of a baptismal font, half of which remains well preserved, with an external octagonal profile and
circular interior. A second baptismal font (2), found a little further north, cuts by half with its foundation the 10th century font, which has been attributed to the Romanesque restoration phase of the church (1189-1200). In the area adjacent to the oldest baptismal font, excavations have revealed a number of melting furnaces due to an intense phase of shipbuilding and bell production. Found under the decking of the old church, the structures date back to between the middle of the tenth century and the end of the twelfth century and consist of numerous pits dug into the bare earth (2, 3 and 4).