Esposizione Vincenzo Galilei
Museo Civico Beata Diana Giuntini – Santa Maria a Monte
L’esposizione permanente
Inaugurata nel gennaio 2024, l’esposizione mira a restituire la giusta dignità ad uno dei figli più illustri ma meno conosciuti di Santa Maria a Monte: Vincenzo Galilei, nato nel borgo “a spirale” nel 1520. Quest’ultimo, oltre ad essere il padre del grande Galileo, fu infatti una figura di spicco nel panorama teorico musicale del Rinascimento italiano. Alla sua attività di compositore e liutista aggiunse quella di teorico, caratterizzando e sostenendo le importanti tematiche del gruppo di musicisti, letterati, filologi e “nobili fiorentini”, la Camerata de’ Bardi, che sul finire del XVI secolo portarono alla nascita del Recitar cantando e del melodramma.
In particolare l’esposizione, allestita in modo permanente, ben coniuga al suo interno i tradizionali documenti d’archivio – provenienti dall’Archivio Storico Comunale – a postazioni interattive e immersive dedicate alla musica, fulcro di tutto il percorso e che ben si prestano sia ad un pubblico di bambini e ragazzi sia ad un pubblico adulto.
Sale
SALA DEI MANOSCRITTI
All’inizio una postazione interattiva mostra la mappa spiraliforme dell’antico castello con segnalati tre edifici 3d simbolici che collegano Vincenzo al borgo. Questi ultimi, se toccati, fanno iniziare brevi video esplicativi realizzati in collaborazione col Museo Galileo di Firenze e con I Passi Sparsi ensemble. Tali filmati sono finalizzati ad introdurre il visitatore alla figura di Vincenzo Galilei, facendo emergere sia il legame con il suo luogo natìo sia il suo portato teorico musicale.
Vengono poi esposti due manoscritti di fondamentale importanza per il legame della famiglia Galilei con Santa Maria a Monte. Il primo è un faldone all’interno del quale, in una deliberazione datata 16 marzo 1532, il nome di un Galilei, esattamente Michelagnolo, padre di Vincenzo, compare per la prima volta fra i Capitani del Popolo che, collaborando con i Consiglieri, aiutavano il Gonfaloniere nelle varie decisioni da prendere. Il secondo è stato un documento di fondamentale importanza per l’identificazione della casa natale di Vincenzo. Si tratta di un registro dei Campioni dell’Estimo nel quale, tra i beni di Carlo di Bergo, futuro suocero di Michelangelo Galilei, compare una chaxa posta nella strada di Renaio: concessa probabilmente in dote alla figlia, fu la dimora nella quale Michelangelo e sua moglie Maddalena, novelli sposi, andarono ad abitare e dove nacque anche il figlio Vincenzo.
SALETTA DEI TRATTATI
L’esiguità di tale spazio espositivo ci fa entrare in contatto ancor più diretto col Galilei, quasi fossimo all’interno del suo studiolo.
Sulla sinistra il visitatore troverà una linea del tempo parlante con gli avvenimenti principali della biografia familiare e professionale di Vincenzo, raccontati in prima persona da una voce narrante, attivabile ogni qual volta si toccheranno i tasti corrispondenti agli anni indicati, dal 1520, anno della sua nascita, fino al 1591, quando morì a Firenze.
Nella stessa sala, un tavolo espone poi i principali trattati teorici in copia anastatica scritti da Vincenzo, fra cui Il Dialogo della musica antica et della moderna, pubblicato nel 1581, ed Il Fronimo, nella seconda versione del 1584. Toccando le note poste in corrispondenza di ciascuna opera, il visitatore potrà udire dalla voce narrante, oltre alla storia della genesi delle stesse, le teorie musicali sostenute al loro interno. In particolare nel Dialogo, manifesto della Camerata fiorentina di cui il Galilei faceva parte, Vincenzo sosteneva che la musica dovesse modellarsi sulle inflessioni e sulle intonazioni delle parole, con lo scopo di trasmettere quell’intensità drammatica propria della musica greca, presa a modello dal Galilei. In altre parole, Vincenzo rivendicava la superiorità espressiva della musica monodica con accompagnamento strumentale sulla polifonia dei moderni, concetto poi riespresso in maniera più pratica nel Fronimo, all’interno del quale egli raccomanda al suo allievo Eumazio di rimanere il più possibile fedele alle caratteristiche melodiche della composizione, tralasciando gli abbellimenti polifonici del tempo.
SALA DEL TAVOLO SONORO E DEGLI INGRANAGGI
Dopo essersi soffermati su un’interpretazione inedita riguardante un possibile ritratto di Vincenzo, riprodotto in copia ed il cui originale è conservato presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il percorso coinvolgerà attivamente il pubblico, rendendolo partecipe così di un’esperienza “viva”.
Il visitatore potrà infatti dapprima mettersi alla prova vestendo per un attimo i panni del “compositore”, ricreando un piccolo brano, per la precisione un “saltarello”, ossia una danza di tradizione popolare, di Vincenzo Galilei. Il tavolo sonoro, infatti, è una postazione multimediale che permette, dopo aver ascoltato un brano tratto dalla Intavolatura per liuto del 1584, di poterlo ricomporre sul pentagramma attraverso il posizionamento delle otto tessere sonore nelle quali è suddiviso o di poterlo rifare ex novo producendo un’altra melodia che potrai ascoltare!
Le successive due postazioni faranno capire al visitatore come l’esperienza sia stata la strada maestra nelle teorizzazioni musicali di Vincenzo, una strada che trasmetterà al figlio Galileo e che quest’ultimo svilupperà in quell’approccio empirico teso a verificare nella pratica i dogmi matematici, prima accettati senza riserve. In particolare, Vincenzo conduce veri e propri esperimenti sonori su corde, tubi, dischi e campane che lo portano ad indagare i rapporti numerici descritti negli intervalli di consonanza e dissonanza fra le note.
Lo scopo del pannello degli ingranaggi è proprio questo: scoprire attraverso l’esperienza quali sono i suoni consonanti e quali quelli dissonanti. Intanto chi si troverà di fronte alla postazione dovrà sperimentare sul campo quale possa essere la giusta successione tra gli ingranaggi presenti che, ciascuno contraddistinto da un diametro differente, andranno posizionati nel pannello per completare correttamente il meccanismo. Una volta composto, si dovranno collocare negli alloggi due fra le otto campanelle a disposizione, ognuna caratterizzata da una nota diversa. A questo punto il sistema andrà azionato tramite una manovella che attiverà due leve: queste colpendo le due campanelle simultaneamente, produrranno un suono. Assonante o dissonante? Cambiando le campanelle sarà possibile scoprire quali note stanno bene insieme, risultando gradevoli e morbide all’orecchio, e quali invece risultano aspre e stridenti.
Infine, il sonometro esposto, sviluppo del monocordo sul quale Vincenzo sperimentava, presenta tre corde tese sulla stessa cassa armonica attraverso cui si possono confrontare contemporaneamente le variazioni d’intonazione al variare dei diversi parametri della corda: lunghezza, tensione, peso. In funzione dei rapporti delle lunghezze della corda, si scoprirà che le consonanze trovano la loro corrispondenza con i numeri razionali, espressi da rapporti di numeri interi.
SALA DELL’ARMONIA DELL’ACUSTICA E DELLA BOTANICA
L’ultima sala si propone di far capire al visitatore come il suono, alla base degli studi del Galilei, possa “informare” sia la materia sia la natura, propagandosi attraverso vibrazioni armoniche.
La prima postazione, detta piastra di Chladni (dal nome del suo inventore), si basa sulla teoria acustica secondo la quale il suono si muove nello spazio sotto forma di vibrazioni e si propaga per onde sferiche in modo uniforme in tutte le direzioni. E’ un vero e proprio esperimento che ci permette di “vedere” la musica e ciò che una vibrazione può generare. Infatti, se cospargiamo una piccola quantità di sabbia finissima su una lastra metallica collegata ad un generatore di onde sonore, si vedrà che al variare delle frequenze i granelli si spostano sulla lastra creando geometrie perfette. Dunque, è proprio l’azione vibrazionale della musica a ordinare il cosmo matematicamente e geometricamente, collegandosi in maniera suggestiva sia a quanto sostenne dapprima Platone, secondo cui il Demiurgo concepì il cosmo a sua immagine in base alle leggi matematiche dell’armonia musicale, sia a quanto poi è stato scoperto effettivamente dai cosmologi, i quali hanno compreso come l’Universo primordiale fosse stato attraversato da vibrazioni del tutto simili a quelle dei suoni che si propagano nell’aria.
Infine, con la musica delle piante, il visitatore vedrà come quella stessa vibrazione sonora entri in contatto anche con il mondo vegetale, in una sorta di Canto del Creato in armonia col suo Creatore. In particolare, la neurobiologia vegetale fondata dal professor Stefano Mancuso, ci dice che le piante sono in grado di recepire segnali e stimoli esterni ed elaborarli per dare una risposta che permetta loro di sopravvivere e non solo. Tramite uno speciale apparecchio, attraverso due elettrodi posti uno alle radici e l’altro sulle foglie della pianta, sarà possibile rilevare le differenze di potenziale elettrico che si generano nella membrana cellulare attraverso il movimento linfatico foglia – radice. Convertite le variazioni di resistenza elettrica in segnali digitali e successivamente codificate, l’apparecchio restituisce le note in tempo reale, permettendo al visitatore di udire la “musica” della nostra piantina! Ecco allora che il risultato finale consiste nel poter udire ciò che normalmente non siamo in grado di vedere né tanto meno di percepire: il movimento vitale di una pianta e le sue reazioni “musicali” all’ambiente circostante.

























